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I GHIACCIAI
CI INSEGNANO
IL CLIMA
DEL PASSATO
E DEL FUTURO.

Luca Mercalli Società Metereologica Italiana

I GHIACCIAI CI INSEGNANO IL CLIMA DEL PASSATO E DEL FUTURO.

Luca Mercalli Società Metereologica Italiana

LUCA MERCALLI

CLIMATOLOGO, GLACIOLOGO E DIVULGATORE

E’ DA SEMPRE IMPEGNATO NELLA DIVULGAZIONE DI UNA SENSIBILITA’ AMBIENTALE, ANCHE SCEGLIENDO DI VIVERE IN MONTAGNA A IMPATTO ZERO

MERCALLI, PER COMBATTERE IL CAMBIAMENTO CLIMATICO LEI HA DECISO DI VIVERE IN MONTAGNA.
CONCRETAMENTE, COSA SIGNIFICA?

La questione non è il luogo che si sceglie per vivere, ma contenere i consumi. Io ho fatto questa scelta anche per il mio lavoro di glaciologo, ma la questione è la sufficienza energetica: ho una casa ben isolata, pannelli solari sul tetto per produrmi la maggior parte dell’energia e quelli termici per acqua calda e riscaldamento. Ho poi una piccola auto elettrica che carico coi miei pannellli. Per i viaggi evito l’aereo: quelli lunghi semplicemente cerco di non farli, dato che la tecnologia ci permette di collegarci in video senza spostarci. E sto bene lo stesso, potrei passare le vacanze vicino a casa scoprendo sempre aspetti nuovi. Le ritengo scelte di testimonianza, ma è una visione di sobrietà e di efficienza, non di miseria e privazione.

IL SUO LEGAME CON LA MONTAGNA E’ FORTE.
DERIVA DA ESSO LA SCELTA DI DIVENTARE GLACIOLOGO E CLIMATOLOGO?

Per noi torinesi frequentare la montagna è un fatto normale. I ghiacciai mi hanno sempre incuriosito, fin da piccolo. Anche la meteorologia è diventato uno dei miei interessi e i ghiacciai sono uno splendido indicatore climatico: il loro comportamento permette di studiare il clima del passato e quello del futuro. Ho messo insieme le due cose.

E LA SCELTA DI DIVENTARE UN DIVULGATORE DA DOVE ARRIVA?

Molti ricercatori non hanno la spinta a spiegare, ma non è il mio caso. Ho fatto mia la citazione di Isaac Asimov: “Ardo dal desiderio di spiegare in parole semplici argomenti complessi: è il miglior modo per chiarirle a me stesso”.

L’INTERESSE DELLE PERSONE VERSO IL CLIMA E’ MUTATO?

Dopo trent’anni di conferenze credo di poter confermare che c’è una parte della società molto interessata. Quello che è difficile è conquistare la parte di popolazione indifferente: rimangono moltissime persone che non vogliono accedere alle informazioni. E poi è aumentato il rumore di fondo, dato anche dalla rete, ed è calato il livello di attenzione. Oggi i giusti messaggi vanno passati in tempi strettissimi.

” IL CUORE DELLA CRISI CLIMATICA
STA NELLA NECESSITA’ DI ACCETTARE
IL CONCETTO DI LIMITE “

IL RISCALDAMENTO GLOBALE E’ UNA TRAGEDIA CHE TOCCHIAMO CON MANO, MA QUESTO SEMBRA NON ESSERE SUFFICIENTE PER AGIRE.

Difficile dirlo. Eppure il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha aperto la Cop27 con parole durissime: “siamo nell’autostrada del caos climatico e stiamo accelerando, stiamo andando verso l’estinzione della specie”. Credo alla base di questa resistenza ci sia una questione antropologica e filosofica: la difficoltà ad accettare il concetto di limite, ad esempio nel prelievo delle risorse del pianeta e nella crescita demografica. Poi ci sono interessi economici, ma direi che alla base c’è questa difficoltà da parte del singolo, che non vuole alcuna ipoteca sui proprio desideri. E’ un problema di psicologia sociale. Il paragone perfetto è quello della prevenzione del tumore ai polmoni smettendo di fumare: si chiede un cambiamento di abitudini, per ottenere un vantaggio futuro, ma questo non viene compreso.

DELLA CRISI CLIMATICA, QUAL E’ L’ASPETTO CHE PIU’ LA PREOCCUPA?

Lo scioglimento dei ghiacciai. E’ la metafora di quanto sta accadendo: ci scappano letteralmente da sotto i piedi. Un ghiacciaio che muore può farlo in modo dirompente, come accaduto sulla Marmolada l’estate scorsa, ma mi preoccupa di più l’irreversibilità dei fenomeni. Inoltre nei prossimi secoli questo comporterà un aumento del livello del mare di 10-15 metri: i figli dei miei nipoti vedranno una carta geografica diversa da quella che vedo io. Città intere andranno sott’acqua: se ci pensiamo, è un evento apocalittico. Insomma, il tumore è cattivo ma c’è un po’ di tempo per fermarlo. Però il problema è complesso e ci servono tanti saperi: la conoscenza, l’innovazione tecnologica ma anche la filosofia.

I GIOVANI SEMBRANO PIU’ SENSIBILI ALLA TEMATICHE AMBIENTALI.

Vero. Le nuove generazioni hanno capito, sulla base della scienza, che rischiano grosso e non vogliono cadere dentro a questa emergenza. Ma non sono solo i giovani ad avere questa consapevolezza, problema è che ce l’ha solo una parte della società.

COME CITTADINI E COME IMPRESE ABBIAMO UNA GRANDE RESPONSABILITA’, AD ESEMPIO QUANDO PRODUCIAMO E ACQUISTIAMO CAPI DI ABBIGLIAMENTO.

Come consumatori dobbiamo rinunciare a seguire la moda e acquistare capi che vadano sempre bene, fino alla loro usura e a quel punto si possono ancora riciclare i tessuti. Quando compriamo un capo dovremmo valutare sempre il suo costo raffrontato a quanto potremo sfruttarlo di anno in anno: la last fashion a buon mercato è deleteria per l’ambiente. Meglio acquistare capi di maggiore qualità, sapendo che dureranno di più.

Un ringraziamento speciale a Società Meterologica Italiana per i contenuti foto/video e per aver scelto Cape Horn come compagno di viaggio.

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